“Ci auguriamo che le nostre richieste vengano accolte: il Superbonus è uno strumento fondamentale per accelerare la transizione verso un parco immobiliare ad altra efficienza e, soprattutto, per la messa in sicurezza del comparto”. Queste le parole di Stefano Violoni, Presidente dell’ANCE regionale, al Governatore delle Marche nella speranza che la Regione acquisti i crediti fiscali incagliati nelle banche.
“La difficoltà di monetizzare i crediti – sottolinea Violoni – sta rallentando e, in molti casi, arrestando, la ricostruzione, con rischi di contenzioso tra i beneficiari e gli operatori economici coinvolti”.
Lo stesso si accingono a fare i Presidenti di ANCE Toscana, Umbria e Abruzzo, replicando le mosse della Regione Sardegna e della Provincia di Treviso, sollecitando gli Enti locali affinché si lavori al fine di raggiungere al più presto una soluzione per semplificare l’utilizzo dei crediti fiscali.
Nonostante il provvedimento dello scorso settembre, che riconduceva la responsabilità in solido degli istituti bancari ai soli casi di dolo e colpa grave, avesse sbloccato lo stallo di circa 6 mld di crediti, ad ottobre le sentenze della Corte di Cassazione – secondo cui lo Stato non fornisce garanzie sul credito fiscale maturato nell’ambito del Superbonus – hanno determinato il blocco totale dell’acquisto da parte delle banche.
Per fornire una stima, analizzando i dati pubblicati da ENEA per l’ultimo quadrimestre 2022 e ipotizzando il blocco totale a partire da settembre degli istituti di credito e degli altri intermediari finanziari, nella nostra regione rimarrebbero a carico delle imprese e dei committenti circa 340 mln di euro di detrazioni per lavori conclusi e ulteriori 437 mln di euro di lavori ammessi ma ancora da completare, per un totale di 777 mln di euro di crediti sospesi per il 2022.
Lo studio dell’ANCE prospetta un bilancio allarmante per il settore delle costruzioni a livello nazionale: 25mila imprese a rischio fallimento e 130mila disoccupati.
Nella nostra regione i dati si traducono in più di 1300 imprese e quasi 7mila lavoratori a rischio.
Infatti, al fine di fronteggiare la consistente ondata di aumento dei costi che hanno caratterizzato l’edilizia e l’intera economia nazionale ed europea, per coprire le spese in accollo ai proprietari è stato introdotto l’utilizzo combinato del Superbonus nella misura del 110% con il contributo pubblico di ricostruzione, sino al 2025.
Tuttavia, le problematiche correlate alla cessione dei crediti fiscali derivanti di fatto hanno reso questo strumento del tutto inefficacie e addirittura controproducente, generando situazioni che palesano intense e diffuse criticità.
Non dobbiamo dimenticare che il nostro è un territorio caratterizzato da un elevato e diffuso rischio sismico: attualmente stiamo assistendo ad un evento distruttivo con una frequenza media inferiore a dieci anni. Investire ingenti risorse pubbliche per l’efficientamento energetico senza agire contemporaneamente per rendere sismicamente sicuro un patrimonio edilizio esistente altamente fatiscente e vulnerabile non è assolutamente una scelta percorribile.
Pertanto, occorre facilitare le strategie per le ristrutturazioni profonde e la rigenerazione urbana al fine di ridurre fortemente il rischio di perdita di valore degli investimenti, garantendo maggiore durabilità ed efficacia.