Approvata martedì dal Consiglio regionale dopo una seduta fiume in cinque giornate, la nuova legge regionale urbanistica incappa subito nella bocciatura di ANCE Marche, sia nel metodo che nel merito.
«Presentare ai media la proposta di legge sulla pianificazione territoriale nello stesso giorno nel quale come ANCE eravamo in audizione al CREL, l’organismo regionale di consultazione e confronto delle rappresentanze più significative del mondo dell’economia e del lavoro, non è stato solo uno sgarbo istituzionale, quanto e soprattutto la dimostrazione più chiara che la nuova legge urbanistica non avrebbe preso minimamente in considerazione le proposte provenienti dalle associazioni delle imprese, tanto che è stata approvata a colpi di maggioranza con un’inutile e dannosa fretta di chiudere la partita a qualsiasi costo – dice Stefano Violoni, presidente di ANCE Marche -. Un segnale in questa direzione, in verità, ci era già arrivato: solo a luglio abbiamo avuto la possibilità di confrontarci su un testo ancora incompleto e totalmente stravolto rispetto alla prima versione. Ora il risultato finale è davanti a tutti».
La legge urbanistica è «un atto che avrebbe dovuto essere realmente innovativo, visto che traccia la visione delle Marche del futuro», aggiunge Violoni.
Per i costruttori, invece, a trentuno anni dalla vecchia legge emerge «un testo pieno di incognite e incertezze, che rischia di rallentare, se non addirittura di bloccare, l’attività edilizia nella nostra regione. Ad esempio, è difficile comprendere come nelle Marche si realizzerà il progetto di bilancio nullo di consumo suolo con una disciplina che da un lato non impone obblighi e dall’altro favorisce poco o per nulla la rigenerazione urbana».
Secondo ANCE Marche, ciò che andava invece strutturato era un sistema di incentivi in grado di rendere il recupero dell’esistente più conveniente rispetto al costruire ex novo, così come avviene in altre regioni, dove premialità e semplificazioni introdotte hanno «entità ben maggiori delle nostre, malgrado i prezzi di vendita degli immobili siano più elevati».
«Se, come si legge nell’articolato di legge, i Pug (piani urbanistici dei Comuni) potranno prevedere il consumo di suolo per nuove infrastrutture solo nei casi in cui non sia possibile procedere alla riorganizzazione di quelle esistenti e solo rinaturalizzando il suolo consumato – chiedono i costruttori -, come sarà possibile realizzare l’arretramento della ferrovia o il potenziamento dell’A14? Come dovrebbe essere compensato l’impatto di grandi infrastrutture che consumano da 0,7 a 2,5 ha/km?» «È evidentemente mancata una riflessione – chiosa Violoni -, necessaria per coniugare difesa del suolo e buon governo del territorio, sposandoli con le necessità di sviluppo soprattutto infrastrutturale.
ANCE, come le altre associazioni di categoria, non fa opposizione al governo regionale: rappresenta le imprese delle costruzioni, quelle che realizzano investimenti, opere e hanno bisogno di leggi chiare e applicabili. Attendiamo una solerte redazione degli atti d’indirizzo che definiranno i primi contenuti e auspichiamo un coinvolgimento reale e un maggiore ascolto delle istanze avanzate dai portatori di interessi e tutti i soggetti coinvolti».
In allegato gli articoli stampa pubblicati dai quotidiani locali.